I romani dicevano “Nomen Omen”, ovvero “di nome e di fatto”, convinti che nel nome di una persona si nascondessero le sue caratteristiche. La stessa asserzione può essere veritiera per numerosi vini e vitigni, tra cui sicuramente il Nebbiolo.
Il vitigno Nebbiolo è l’autoctono piemontese per antonomasia. La sua produzione infatti si concentra soprattutto nelle colline delle Langhe e più precisamente nelle zone del Barolo e del Barbaresco, dove è situata la nostra azienda vinicola.
Una delle prime citazioni sul Nebbiolo risale al 1272, anno in cui troviamo il riferimento al vitigno delle Langhe nelle scritture del Re d’Inghilterra Edoardo I che lo ricevette in regalo.
Il Nebbiolo continua poi la sua scalata verso il successo e negli anni a venire viene apprezzato anche da Carlo V, Thomas Jefferson e dal Conte Camillo Benso di Cavour, il quale lo trasformerà poi nel mito: il Barolo.
Tornando all’origine del nome, ci sono due diverse teorie che provano a stabilirne la derivazione e il significato.
Una prima ipotesi, sostenuta dall’agronomo Giovanni Battista Croce, sostiene che il termine Nebbiolo derivi dal latino “nobilis”, ovvero uva atta a vini nobili e aristocratici. Il Barolo e il Barbaresco sono difatti definiti il Re e la Regina delle Langhe per la loro fama e alta qualità.
Altri linguisti affermano invece che l’origine risieda nel termine “nebula”, nebbia, facendo riferimento al colore dell’acino. Le uve Nebbiolo, infatti, sono caratterizzate da un colore viola scuro che possiamo definire “appannato”, non lucido. Questo perché quando sono in fase di maturazione si presentano ricoperte da pruina, ovvero la brina che si forma durante il periodo autunnale.
Il riferimento alla nebbia si potrebbe anche associare al momento della vendemmia. Le uve da Nebbiolo si caratterizzano per una raccolta tarda dei grappoli, solitamente durante l’autunno e perciò nel periodo delle prime nebbie nel basso Piemonte.
Il vitigno si presenta però anche sotto altri appellativi nelle diverse zone di produzione: “Spanna” nel novarese, facendo riferimento alla lunghezza del grappolo; “Chiavennasca” in Valtellina, derivante dall’espressione dialettale “vitigno vigoroso”; “Prunet” in Val d’Ossola, il quale è da associare nuovamente alla pruina che avvolge gli acini.